Ulcere venose e allergia ai farmaci antinfiammatori, aiutateci
A scrivere è Laura perché è preoccupata per la sua mamma che è affetta da ulcera venosa di 20×15 cm con perdita elevata di essudato.
Ecco il messaggio:
Buongiorno, mi dispiace disturbare ma scrivo disperata mentre mia madre urla dal dolore e bruciore per un’ulcera venosa di 20×15 cm con perdita elevata di essudato. Nonostante dopo 7 mesi stia incominciando a diminuire, è comunque incontenibile.
Abbiamo già provato le soluzioni che potevano essere meno pericolose per la presenza di pelle orticarioide e fenomeni di allergia ai farmaci antinfiammatori. Tra queste, fitostimoline idrogel con bendaggi che però le gonfiavano la gamba e idrogel con garze speciali (acquistate on line perché qui tutto è ospedaliero).
Curata dal cardiologo per scompenso cardiaco, ha avuto una forma di edema con 15 kg di acqua eliminati con lasix. Mia madre è in cura già da anni con cumadin e lanitop, quindi le cause si conoscono ma l’effetto non è mai stato visto.
Ora non sopporta più nessuna medicazione e andiamo avanti con:
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- Lavaggi 3 volte al giorno
- Pulizia con garze umide con acqua demineralizzata
- Pulizia meccanica di croste e fibrina. Una volta tolte però ritornano e l’essudato aumenta ogni volta rovinando il letto della feria (specifico che è superficiale)
- Creme cicalfate emulsione esterna ferita. Vorrei però usare cicalfate lozione per assorbire un po di essudato che è come urticante
L’allergia è un grosso problema, tanto da aver allontanato infermieri e medici. Ora sono sola in una città come Napoli che a quanto pare non affronta problemi come l’allergia.
Vi chiedo aiuto, sono disperata. Vi ringrazio e spero che riuscirete ad aiutarmi a vedere una luce di speranza.
Laura
Qui sotto, la risposta della nostra coordinatrice infermieristica Klarida.
Per saperne di più sul trattamento delle ulcere e delle lesioni clicca qui:
Klarida Hoxha
Gentile Laura,
la ringrazio per averci contattato e ci dispiace tantissimo sia per lei, che vive una vita di dispiacere nel vedere sua mamma che soffre, sia per la mamma che vive in prima persona un dolore insostenibile provocato da quest’ulcera che non vuole guarire.
Per utilizzare una pomata piuttosto che un’altra si devono seguire criteri ben precisi: a volte infatti siamo noi stessi a creare intolleranza a certi farmaci utilizzando in maniera sbagliata i presidi. Stessa cosa vale per il bendaggio, che va eseguito ad arte secondo delle tecniche particolari che permettono di non far gonfiare le gambe.
Nel caso di sua mamma immagino che il gonfiore sia dovuto al problema dell’edema dato dalla patologia cardiaca. Le spiego l’approccio che utilizziamo al Centro Iperbarico in caso di ulcere di questo tipo.
Innanzitutto per stabilire se l’ulcera è di origine vascolare prescriviamo al paziente un ecocolordoppler artero-venoso e una consulenza con il chirurgo vascolare per capire quali possono essere le soluzioni in grado di migliorare lo stato circolatorio.
Durante la prima visita qui al Centro Iperbarico indaghiamo invece la circolazione con diversi esami non invasivi come l’ossimetria transcutanea (un piccolo elettrodo che si attacca alla cute e che misura la pressione dell’ossigeno in mmHg; il valore normale è maggiore di 40) e la misurazione dell’ABI (Ankel Brachial Index) che è l’indice pressorio braccio/caviglia (il valore normale è compreso tra 0,8 e 1).
Procediamo poi con la valutazione del pH della lesione (il pH acido indica una ulcera in fase di riparazione; un pH basico un’ulcera con ritardo di riparazione o infetta) e del test delle proteasi per capire come procedere nel trattamento della ferita.
Il pH basico e la positività delle proteasi sono fattori che possono indicare un potenziale ritardo di cicatrizzazione e se si presentano va valutato anche l’aspetto infettivo. Ulcere molto dolorose e molto essudanti possono infatti nascondere un’infezione profonda e richiedere la consulenza dell’infettivologo; in questi casi si potrebbe effettuare anche un tampone culturale per capire quale germe è nella ferita così da prescrivere una terapia antibiotica mirata.
Considerando che l’ossigenoterapia iperbarica (OTI) e l’antibiotico-terapia eseguite insieme permettono di amplificare l’effetto delle singole terapia, se il cardiologo da il consenso, il nostro medico iperbarico può valutare anche l’opportunità di far fare al paziente sedute di terapia iperbarica per eliminare l’infiammazione e velocizzare la guarigione della ferita.
Se necessario abbiamo anche la possibilità di effettuare la pulizia strumentale della ferita attraverso una terapia a ultrasuoni che abbiamo a disposizione nostro ambulatorio chirurgico. La seduta viene eseguita in presenza di un rianimatore-anestesista che provvede a fare l’anestesia locale o a sedare il paziente per poter eseguire la pulizia senza provocare il trauma del dolore.
Per alleviare il dolore della mamma anche durante il resto del giorno e della notte così da permetterle di riposare in tranquillità, è invece opportuno studiare un piano antalgico adeguato per lei.
Una volta eliminata l’infezione e una volta ottenuta la pulizia del letto della ferita possiamo infine intervenire con diverse tecniche per agevolarne la chiusura con trattamenti come il PRP (gel ricco di piastrine) o attraverso innesti eterologhi con cute bioingegnerizzata (creata in laboratorio).
Le scelte di trattamento sono infinite e in base alle necessità e alle intolleranze della mamma possiamo scegliere quale sia meglio per lei. Non si deve demoralizzare per cui le consiglio vivamente di contattarci e di darci la possibilità di darle una mano per poter stare meglio e vivere una vita dignitosa.
Le ricordo che le terapie sono in gran parte a carico del Sistema Sanitario Nazionale. Per contattare il Centro Iperbarico può scrivere a scrivici@iperbaricoravenna.it oppure chiamare il numero 0544500152.
Un abbraccio,
Klarida Hoxha
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