Protesi alla caviglia con infezione: meglio la terapia iperbarica o la pulizia chirurgica?
Fabiana è preoccupata per sua mamma, che ha una fistola con fuoriuscita di materiale purulento. Accusa febbre, gonfiore, dolore e malessere generale.
Ecco il suo messaggio:
Buongiorno, ho trovato per caso il vostro blog e ho pensato di scrivervi per avere un consulto.
Mia madre è stata operata di artroprotesi alla caviglia 4 anni fa. A metà novembre 2014 ha iniziato ad accusare sintomi come febbre, gonfiore, dolore e malessere generale con evoluzione del quadro clinico a fistola con fuoriuscita di materiale purulento e diagnosi di ascesso.
Per questo motivo si è sottoposta a un intervento di espiantodella protesi e inserimento di cemento spaziatore antibiotato, inoltre ha iniziato una terapia antibiotica (batterio rilevato stafilococco aureo). Ha continuato la terapia antibiotica per 6 settimane fino al riscontro di Pcr negativa.
Dopo 20 giorni di sospensione terapeutica ha eseguito una scintigrafia con leucociti autologhi marcati, che è risultata positiva con processo infettivo ancora in atto, anche se il quadro clinico è notevolmente migliorato. Ora l’infettivologo ci ha detto che occorre fare una nuova pulizia chirurgica con cambio dello spaziatore, mentre l’ortopedico propone la ripresa della terapia antibiotica e sedute in camera iperbarica.
Arrivo al dunque, volevo chiedervi se la terapia iperbarica potrebbe essere più efficace della pulizia chirurgica per facilitare la guarigione. Ci hanno lasciato libera scelta tra queste due opzioni, ma prima di decidere vorrei informarmi bene perché non conosco molto l’argomento e vorrei prendere la decisione migliore per mia mamma.
Vi ringrazio in anticipo
Fabiana
Leggi qui sotto la risposta del nostro staff medico infermieristico e poi approfondisci le patologie trattabili con l’Ossigenoterapia Iperbarica cliccando qui:
Nedjoua Belkacem
Cara Fabiana,
Innanzitutto la ringrazio per l’interesse che dimostra per il nostro Centro. Ho letto con attenzione la sua richiesta e cercherò di rispondere con più chiarezza possibile.
Lei ci racconta che il problema che sua mamma sta vivendo è dovuto a una protesi di caviglia infetta posizionata 4 anni fa e sostituita a novembre 2014 con uno spaziato in cemento antibiotato. Ci ha descritto anche che l’infezione è stata trattata con antibiotici mirati che hanno permesso di ottenere un miglioramento dei sintomi ma che non hanno eliminato l’infezione, come dimostra la scintigrafia con leucociti marcati.
Ora non sapete se scegliere di fare una nuova pulizia chirurgica con rimozione dello spaziatore come consigliato dall’infettivologo, oppure tentare di fare un ciclo di terapia iperbarica associata ad antibiotici.
Quando si verifica una infezione di una protesi articolare, in questo caso della caviglia, per cercare di risolvere l’infezione si ricorre quasi sempre alla rimozione della protesi e, se possibile, alla sostituzione con una nuova protesi. Per aumentare le possibilità di successo dell’intervento, solitamente la sostituzione della protesi non viene fatta subito dopo aver rimosso quella infetta, ma prima si preferisce impiantare una protesi provvisoria di cemento osseo addizionato di antibiotico, il cosiddetto spaziatore in cemento antibiotato che è stato impiantato a sua madre. Questa protesi provvisoria permette di sterilizzare il più possibile l’articolazione e, in un secondo tempo (generamente dopo 2-4 mesi), di procedere all’eventuale reimpianto della nuovo protesi articolare.
Sfortunatamente nel caso di sua mamma questo obiettivo non è stato raggiunto e ora si trova con uno spaziatore provvisorio infetto. In futuro dovrà sicuramente sottoporsi a un secondo intervento per l’impianto della protesi definitiva, ma in questo momento a mio parere è sconsigliato per la presenza dell’infezione che rischia di contaminarla.
D’altro canto, l’uso esclusivo degli antibiotici per via locale (infiltrazione) e generale (orale) ad alti dosaggi e per lunghi periodi non risolve il problema. Infatti i batteri che colonizzano la superficie della protesi con il passare del tempo sviluppano una barriera protettiva contro gli antibiotici che quindi diventano sempre meno efficaci.
Considerando che non esistono altre terapie che sostituiscono la chirurgia nel rimuovere radicalmente la fonte dell’infezione, ma che è improponibile nelle condizioni attuali di sua madre, al momento le proporrei di proseguire con l’ossigenoterapia iperbarica che, grazie alla sua capacità di ridurre la carica batterica, permette di ridurre notevolmente l’infezione. In questo modo si preparerebbe la caviglia all’intervento chirurgico di sostituzione dello spaziatore, che presumibilmente verrà eseguito in un secondo tempo, rendendolo più efficace, meno cruento e meno demolitivo.
Inoltre va considerata anche la capacità dell’ossigeno iperbarico di ridurre l’infiammazione e di conseguenza il dolore. Tenga presente che è una terapia non invasiva: si tratta di inalare dell’ossigeno puro in un ambiente (la camera iperbarica) in cui l’area è compressa e portata ad una pressione superiore a quella atmosferica.
Se la terapia iperbarica la interessa potremmo valutare insieme la strada da percorre e la fattibilità di questa terapia considerando le condizioni cliniche di sua madre, in particolare quelle cardiologiche e broncopolmonari.
In tale caso, la invito a contattare la nostra segreteria telefonando al numero 0544 500152 per fissare un appuntamento di una visita medica.
Rimango a sua disposizione per ulteriori chiarimenti e le auguro un esito felice.
Dott.ssa Nedjoua Belkacem
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