Ho sofferto di Pneumatorace: posso praticare attività subacquea?
Carlo ha 35 anni e da sempre ha la passione per le immersioni subacquee. A 17 anni ha sofferto di un pneumatorace spontaneo al polmone sinistro, che ha curato.
Ecco il messaggio:
Salve Centro Iperbarico, ho sempre sognato di praticare sub, ma all’età di 17 anni ho avuto un pneumatorace spontaneo al polmone sinistro (ero alto come oggi: 1,86 metri e pesavo 65 kg). Sono stato ricoverato 10 giorni e mi hanno aspirato con la canula l’aria dal polmone (pleura).
A 23 anni ho avuto un altro piccolissimo pneumatorace, ma non mi hanno neppure ricoverato, e poi fortunatamente più nulla fino a oggi.
Adesso peso 83 Kg e ho 35 anni. Posso praticare Sub? Che esami devo fare per accertarmi che tutto sia in ordine? Che rischi potrei correre?
Grazie molte a presto, Carlo
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Luigi Santarella
Buongiorno caro Carlo e grazie per la stima,
il pneumotorace spontaneo è una patologia che richiede un’attenta valutazione clinica e strumentale al fine di determinare l’idoneità all’attività sportiva, e ancor più all’attività subacquea.
Durante la risalita da un’immersione infatti l’aria tende ad espandersi e la presenza di zone polmonari anormali associata a una risalita poco controllata, può determinare la rottura di queste zone e la possibile formazione di una soluzione di continuo nel cavo pleurico (spazio virtuale tra la pleura parietale e la pleura viscerale), con il passaggio di aria che all’aumentare del proprio volume tende a schiacciare il polmone causando una vera e propria emergenza medica.
Nel passato, nei soggetti con pregresso pneumotorace spontaneo, nessuna indagine strumentale poteva eliminare ragionevolmente il sospetto che rimanesse una parte di polmone difettosa e a rischio di rottura in immersione durante una risalita troppo rapida, per cui la presenza nella storia clinica di pneumotorace spontaneo era una controindicazione assoluta all’attività subacquea.
Oggi invece, con l’avvento di tecniche diagnostiche sempre più sofisticate, in alcuni casi è possibile concedere l’idoneità all’attività subacquea. Nel caso di pneumotorace spontaneo, è possibile se il trattamento sinfisante bilaterale chirurgico mostra una normalità della funzione respiratoria (cioè la spirometria evidenza una normale funzione polmonare, inclusa la curva flusso-volume) e se sono completamente assenti alterazioni cistico-bollose alla TAC ad alta definizione (HRTC). Nel caso di pneumotorace traumatico e iatrogeno, è possibile se è presente una normalità funzionale respiratoria e sono assenti di formazioni bollose all’indagine HRTC.
Per quanto riguarda l’eziologia, cioè lo studio delle cause di determinati avvenimenti o sulle ragioni che nascondono, il pneumotorace spontaneo viene distinto in primitivo, secondario, traumatico e iatrogeno.
Il pneumotorace spontaneo primitivo si manifesta senza una evidente causa e può presentare recidive. Il fumo e la giovane età costituiscono fattori di rischio per le recidive del pneumotorace, che sono infatti più frequenti nei soggetti longilinei.
Il pneumotorace spontaneo secondario consegue ad una patologia polmonare preesistente e predisponente, come la distrofia polmonare bollosa, l’enfisema polmonare, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (asma, BPCO), la fibrosi cistica e altre patologie più rare come alcune interstiziopatie.
Il pneumotorace traumatico è causato da traumatismi trafittivi o contusivi toracici, senza o con fratture costali, e/o con lesioni del parenchima polmonare.
Il pneumotorace iatrogeno è causato più frequentemente da biopsie transtoraciche (15-37%), toracentesi (5-20%), biopsie pleuriche (8-10%), biopsie transbronchiali (1-2%).
Le procedure per evitare le recidive possono essere applicate dopo che il pneumotorace si è verificato per la prima volta o dopo la seconda volta a seconda dell’eziologia . Nel decidere quando effettuare l’intervento bisogna prendere in considerazione l’interesse dei pazienti a continuare attività che li metterebbero a rischio di sviluppare un altro pneumotorace.
La toracoscopia è l’intervento preferito per evitare le recidive. L’instillazione di agenti sclerosanti attraverso un tubo di drenaggio è una manovra accettabile per prevenire il pneumotorace in quei pazienti che vogliono evitare l’intervento chirurgico o in quelli soggetti a rischio operatorio. La percentuale di successo della pleurodesi chimica è comunque compresa tra il 78 e il 91% paragonata a una percentuale di successo delle procedure chirurgiche comprese tra il 95 e il 100%.
Dal tuo racconto, caro Carlo, sembrerebbe abbia sofferto di pneumotorace spontaneo primitivo, ma non è da escludere una causa secondaria; dalla tua richiesta non si comprende però a quali trattamenti sei stato sottoposto.
Ti consiglio quindi di intraprendere un percorso di approfondimento clinico per chiarire in maniera definitiva la tua condizione. In primo luogo ti suggerisco di effettuare una spirometria polmonare con valutazione della curva flusso volume e la TAC polmonare ad alta definizione.
Quando avrai gli esiti di questi accertamenti, inviali, insieme a tutti i referti dei precedenti ricoveri e visite specialistiche, al Centro Iperbarico Ravenna (scrivici@iperbaricoravenna.it) o prendi appuntamento per una valutazione nostra e del nostro pneumologo esperto in medicina subacquea dr. Umberto Priolo. Puoi prendere l’appuntamento chiamando la Segreteria del Centro Iperbarico al numero 0544-500152, decideremo insieme se proseguire con indagini ulteriori e se puoi essere idoneo all’attività subacquea.
Cari saluti,
Dott. Luigi Santarella
Laurea in Medicina e Chirurgia all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna
N. ordine dei Medici Chirurghi di Ravenna: 3151
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