Forame Ovale Pervio con molte bolle: devo rinunciare alle immersioni?
Francesca ha avuto un incidente subacqueo con Mdd immeritata, e le è stato diagnostico il PFO.
Ecco il suo messaggio:
Buonasera, a seguito di un incidente subacqueo con Mdd immeritata mi è stata prescritta un ecocolordoppler transcranico il cui referto è il seguente:
Esame eseguito con soluzione fisiologica sanificante 2 iniezioni consecutive positive per ampio shunt dx-sx con passaggio di numerosi Hits per ciclo cardiaco ben evidente soprattutto durante Valsava con effetto tendina.
Conclusioni: esame positivo per Shunt dx-sx di severa entità ben evidente durante Valsava compatibile con PFO
secondo un primo rapido consulto con medico iperbarico devo rinunciare alle immersioni oppure operarmi. Vorrei avere il vostro parere, inoltre in caso decidessi per l’intervento è certo che poi possa ritornare in acqua o c’è il rischio di non risolvere?
Sono subacquea dal 1999 con brevetto dive master e relativa esperienza come guida in un Diving con diverse centinaia di immersioni prima dell’incidente. Inoltre posseggo brevetto trimix normosaico e faccio anche immersioni tecniche dal 2007 circa .
resto in attesa di un vostro parere, saluti
Francesca
Risponde qui sotto, nei commenti, il nostro dottore Luigi Santarella
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Luigi Santarella
Cara Francesca,
dati epidemiologici mostrano come circa il 30% di tutta la popolazione, anche quella subacquea, ha un Forame Ovale Pervio (FOP o PFO). Di conseguenza stante l’elevata incidenza del PFO rimane da verificare se il pfo aumenti o meno il rischio di incorrere in una malattia da decompressione.
Le indicazioni DAN riguardanti la presenza del Forame Ovale Pervio (FOP o PFO) nel subacqueo sono di non escludere a priori l’idoneità alle immersioni con autorespiratore.
DAN ritiene che i subacquei portatori di PFO debbano limitarsi a immersioni correlate con un basso grado doppler di bolle (profondità massima 30 metri, in curva di sicurezza, sosta di sicurezza di due minuti a 15 metri e tappa di 3 minuti a cinque metri; una sola immersione al giorno; nessun sforzo durante la risalita). In presenza di un ampio PFO i dati DAN indicano un rischio 6 volte maggiore. Sempre il DAN suggerisce che rallentare la risalita e rispettare la sosta di sicurezza, contribuendo a minimizzare la presenza di bolle, diminuiscono ulteriormente il rischio specifico del PFO, fino a renderlo non particolarmente significativo.
Più limitanti sono invece le indicazioni di idoneità sportiva della Medicina dello Sport (Cocis 2009) dove la presenza di forame ovale pervio controindica l’attività subacquea con autorespiratore.
Il Centro Iperbarico Ravenna ha sviluppato un percorso di diagnosi personalizzato, ciò permette al subacqueo di chiarire quanto sia importante il problema e cosa fare per immergersi in sicurezza.
Tenendo conto delle diverse evidenze scientifiche e dei pareri dei massimi esperti del settore abbiamo sviluppato un percorso diagnostico che prevede:
– ecodoppler transcranico con contrasto sonografico (la presenza fino a venti bolle evidenzia un problema lieve).
– emogasanalisi durante respirazione in ossigeno puro con maschera a elevato flusso. Una pressione parziale dell’ossigeno nel sangue arterioso superiore a 400 millimetri di mercurio è nella norma, una pressione inferiore conferma la presenza di un shunt nel sistema circolatorio e permette di indicare quanto esso sia grande
– ossimetria transcutanea per convalidare il dato della emogasanalisi
La decisione finale è matematicamente certa:
– meno di venti bolle e pressione dell’ossigeno nel sangue maggiore di 400 mmHg: si possono continuare le immersioni
– oltre venti bolle e pressione dell’ossigeno nel sangue inferiore a 400 mmHg: a secondo della gravità del problema si decide se autorizzare le immersioni con regole cautelative o se procedere alla chiusura dello shunt.
In caso di chiusura del PFO, viene suggerito un programma di immersioni controllate a scopo riabilitativo da iniziare dopo il primo controllo con ecodoppler transtoracico, eseguito dopo un mese dall’intervento. Dopo sei mesi dalla chiusura è prevista la visita finale per il via libera alle immersioni senza restrizioni (nell’ambito dei limiti posti dal brevetto).
Per quanto riguarda il tuo caso sembrerebbe che l’incidente da malattia da decompressione sia correlato alla presenza del PFO e quindi sarebbe appropriato un approccio interventistico per la chiusura dello shunt.
Rimane comunque l’evidenza di come, dopo innumerevoli immersioni, si sia presentato un solo episodio di malattia da decompressione.
In base a queste considerazioni, se vorrai, il Centro iperbarico Ravenna (0544-500152, scrivici@iperbaricoravenna.it) rimane disponibile per un secondo parere con una visita del neurologo (dr. Paolo Limoni) per il doppler e una visita del medico subacqueo per le valutazioni finali. Si esegue tutto il martedì e l’impegno è di mezza giornata.
Un saluto cordiale,
Dott. Luigi Santarella
Laurea in Medicina e Chirurgia all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, n. ordine dei Medici Chirurghi di Ravenna: 3151
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