Immersioni con osteonecrosi testa del femore
Aldo è un medico di Aosta e gli è stata diagnosticata una osteonecrosi alla testa del femore con deformazione ed ovalizzazione della testa femorale. Ci scrive per sapere se può praticare l’attività subacquea o corre rischi.
Buongiorno,
sono un medico di Aosta.
La settimana scorsa mi è stata diagnostica una osteonecrosi della testa del femore con deformazione ed ovalizzazione della testa femorale. Alla RM il trofismo osseo è caratterizzato dalla presenza di esiti osteonecrotici a livello della componente cefalica femorale cui si associa un esteso edema algodistrofico interessante l’intera testa e collo femorale sino a raggiungere il piccolo trocantere.
Ritengo che non sia più possibile un intervento con OTI e sono in attesa di Visita ortopedica per valutare una eventuale protesi.
Il mio problema è che fra 20 giorni dovrei andare a fare delle immersioni piuttosto impegnative (Sudan).
Vorrei avere un vostro parere sui rischi di patologia da immersione che posso correre.
Ringraziandovi anticipatamente vi invio cordiali saluti,
Aldo
Qui sotto, nei commenti, la risposta del nostro personale medico-infermieristico.
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Luigi Santarella
Buongiorno Aldo,
l’osteonecrosi asettica della testa del femore è una controindicazione relativa alla pratica subacquea.
I punti principali che devono essere valutati per considerarti idoneo all’attività subacquea sono: l’abilità a svolgere le attività di preparazione a terra come trasporto attrezzature, vestizione e abilità al nuoto, il rischio di incorrere nell’osteonecrosi disbarica, il possibile peggioramento dell’osteonecrosi e il rischio per il compagno di immersione.
Per quanto riguarda il primo e l’ultimo punti è necessaria un’attenta valutazione della mobilità articolare e della tua performace al fine di garantire a te e al subacqueo che farà coppia con te un’immersione in tutta sicurezza (presso il nostro centro il dott. Francesco Fontana, specialista nella medicina riabilitativa, valuta queste prestazioni.)
L’osteonecrosi disbarica è una possibile complicanza che potrebbe accadere in immersioni impegnative. Consiste in un’ostruzione dei vasi terminali ossei, probabilmente a causa di piccole embolie gassose, con infarto dell’area.
Si pensa che questa sia la conseguenza a lungo termine della malattia da decompressione, di esposizione frequente ad alta pressione, di insufficiente decompressione in risalita o di trattamento inadeguato della patologia da decompressione.
L’osteonecrosi nei subacquei si può presentare vicino all’articolazione oppure su tutta la lunghezza dell’osso. Queste ultime consistono per lo più di grasso saponificato, sono asintomatiche, e raramente sono di rilevanza ortopedica. L’osteonecrosi articolare invece ha rilevanza clinica, dal momento che causa sintomi che possono portare a invalidità permanente.
Tali lesioni presentano aree di osso morto circondate da uno strato di collagene che forma una banda fibrosa e nuovo osso.
Per quanto riguarda il peggioramento della preesitente osteonecrosi, non vi sono prove scientifiche al riguardo. Si può però ipotizzare che le attività di preparazione a terra come trasporto attrezzature, vestizione stress determinano un aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa.
In immersione intervengono il blood shift (la riduzione della capacità polmonare causata dallo schiacciamento della cassa toracica, viene compensato da un maggior afflusso di sangue nei vasi sanguigni polmonari) e il diving reflex (è un riflesso ancestrale, molto marcato negli animali acquatici che ha lo scopo di ridurre il consumo di O2) che, associati alla temperatura fredda dell’acqua e all’aumentato sforzo respiratorio, determinano vasocostrizione, bradicardia e aumento della pressione arteriosa.
Tutte queste modificazioni e stress potrebbero andare ad agire in maniera peggiorativa su un substrato anatomopatologico che è stato determinato da un’ischemia avascolare.
Per quanto riguarda il referto che ci riporti della risonanza magnetica da te effettuata, difficile è valutarlo senza le immagini, ma sembrerebbe non esserci più spazio per un’approccio conservativo secondo i parametri di stadiazione dell’osteonecrosi e dell’efficacia della terapia OTI.
Per concludere, ti consiglio di effettuare una valutazione a tutto tondo della tua condizione attuale, prima di effettuare qualsiasi attività subacquea, al fine di stabilire la tua idoneità a questo meraviglioso sport e, se vorrai, il Centro iperbarico Ravenna (0544-500152, scrivici@iperbaricoravenna.it) rimane disponibile.
Un caro saluto,
Dott. Luigi Santarella
Laurea in Medicina e Chirurgia all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, n. ordine dei Medici Chirurghi di Ravenna: 3151
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