MDD per omessa decompressione
Massimo è un istruttore e presenta la comparsa di sintomi di MDD (macchie cutanee e successivamente dolori articolari a spalle e anca SX ) in seguito a problematiche tecniche in immersione.
Ecco cosa scrive:
In data 22 novembre in seguito a problematiche tecniche in immersione con decompressione a 50 metri di profondità ho saltato circa 20 min di decompressione con relativa comparsa di sintomi di MDD ( macchie cutanee e successivamente dolori articolari a spalle e anca SX ).
Effettuato tabella US Navy 05 e il giorno successivo 2 tabelle US Navy 09
In seguito ulteriore ciclo con 8 sedute tabella 09
Sintomatologia completamente scomparsa
Dietro consiglio del medico iperbarico ( Niguarda ) ho eseguito ecodoppler transcranico per valutazione PFO con esito positivo
passaggio di microbollecircolanti (HITS) al tempo basale (HITS >10 ) fenomeno accentuato dalla manovra di Valsalva come da forame ovale pervio con shunt dx-sx stabile di grado marcato
Considerando che come istruttore mi immergo quasi tutti i week end e non di rado faccio più tuffi in un giorno, che faccio immersione tecniche dal 2004 senza mai nessun segno o sintomo di MDD fino ad oggi vorrei un vostro parere sull’accaduto.
Grazie
Massimo
Risponde qui sotto, nei commenti, il nostro dottore Luigi Santarella
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Luigi Santarella
Caro Massimo,
grazie a te per l’attenzione e la stima.
La sintomatologia che insorge durante l’immersione o nelle 24 ore successive è da attribuire, fino a prova contraria, a un incidente da decompressione.
Ci sono un po’ di particolari che non riesco a comprendere pienamente da quanto mi dici: se l’immersione fosse ripetitiva, la dinamica, le miscele utilizzate, il profilo dell’immersione e il tipo di problema tecnico; quindi sarebbe utile un approfondimento per avere un quadro più esaustivo.
Trovo comunque appropriato il percorso terapeutico da te effettuato.
Per quanto riguarda la presenza del forame ovale pervio (PFO) tieni presente che lo ha circa il 30% della popolazione generale, quindi anche una nutrita schiera di subacquei ma, per fortuna, pochi sviluppano incidenti da decompressione.
Da quanto riferisci, in passato non hai mai sofferto di patologie da decompressione nonostante tu faccia immersioni da lungo temp. In base a queste considerazioni quindi risulta importante comprendere ed approfondire quanto il forame ovale pervio possa avere favorito il tuo incidente in un’immersione, per quello che riferisci, profonda (quindi più soggetta per sé a problematiche decompressive), con non precisate problematiche tecniche ed omessa decompressione.
Per cercare di chiarire come la presenza del PFO possa essere significativa, in presenza o assenza di altre alterazioni fisiopatologiche, il Centro iperbarico Ravenna ha sviluppato un percorso di diagnosi personalizzato che tiene conto delle diverse evidenze scientifiche e dei pareri dei massimi esperti del settore che prevede, dopo un’adeguata anamnesi ed esame obbiettivo:
– ecodoppler transcranico con contrasto sonografico (la presenza fino a venti bolle evidenzia un problema lieve).
– emogasanalisi durante respirazione in ossigeno puro con maschera a elevato flusso. Una pressione parziale dell’ossigeno nel sangue arterioso superiore a 400 millimetri di mercurio è nella norma, una pressione inferiore conferma la presenza di un shunt nel sistema circolatorio e permette di indicare quanto esso sia grande
– ossimetria transcutanea per convalidare il dato della emogasanalisi
La decisione finale si basa su questi risultati:
– meno di venti bolle e pressione dell’ossigeno nel sangue maggiore di 400 mmHg: si possono continuare le immersioni
– oltre venti bolle e pressione dell’ossigeno nel sangue inferiore a 400 mmHg: a secondo della gravità del problema si decide se autorizzare le immersioni con regole cautelative o se procedere alla chiusura dello shunt.
In caso di chiusura del PFO viene suggerito un programma di immersioni controllate a scopo riabilitativo da iniziare dopo il primo controllo con ecodoppler transtoracico, eseguito dopo un mese dall’intervento. Dopo sei mesi dalla chiusura è prevista la visita finale per il via libera alle immersioni senza restrizioni (nell’ambito dei limiti posti dal brevetto).
Nel tuo caso specifico, il mio consiglio è di prendere in considerazione un percorso più approfondito per chiarire quanto il forame ovale pervio possa essere stato responsabile del tuo incidente, in modo da tornare ad immergerti con coscienza di causa e con le dovute precauzioni, se necessario.
Se vorrai una rivalutazione del tuo caso contatta il Centro iperbarico Ravenna (0544-500152, scrivici@iperbaricoravenna.it) con una visita del neurologo (dr. Paolo Limoni) per il doppler e una visita del medico subacqueo per le valutazioni finali e l’eventuale indicazione all’intervento di chiusura del PFO. Si esegue tutto il martedì e l’impegno è di mezza giornata.
Un saluto cordiale,
Dott. Luigi Santarella
Laurea in Medicina e Chirurgia all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, n. ordine dei Medici Chirurghi di Ravenna: 3151
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