Raffi e la mamma Cristina: una grande sfida da affrontare con alleata l’ossigenoterapia iperbarica
Oggi vi raccontiamo di Raffaele, della sua mamma Cristina e della loro grandissima forza che giorno li aiuta ad affrontare agguerriti la situazione in cui si trovano.
Tutto è iniziato tre anni fa: Raffi aveva 11 anni e aveva appena finito la quinta elementare, si trovava in piscina a Ostia con la sua famiglia. Raffi nuotava da tempo, aveva anche raggiunto vari brevetti e la mamma si sentiva tranquilla a lasciarlo in piscina da solo per qualche minuto.
Purtroppo però, mentre è solo, succede qualcosa di davvero imprevedibile: in pochi istanti viene colpito da tre arresti cardiaci ripetuti che lo fanno annegare. Raffaele ha un difetto congenito al cuore di cui la sua famiglia non è a conoscenza.
“È successo tutto in un lampo, da un momento all’altro ci è crollato il mondo addosso”.
Raffaele resta in coma per due lunghissimi mesi, la mamma Cristina è sempre al suo fianco ma il tempo passa e la speranza inizia a vacillare. Raffi continua a restare in ospedale ma i medici sono chiari: non c’è possibilità di recupero per lui; ma Cristina ha deciso che si arrenderà solo dopo aver provato a intraprendere qualunque strada possibile. Così si rivolge a un medico di San Diego (USA), lo contatta dopo aver fatto una serie di ricerche in rete per trovare altri casi come quello di suo figlio.
Il medico non vuole crearle false illusioni ma dopo aver visionato gli esami le propone di sottoporre Raffi a un ciclo di ossigenoterapia iperbarica: c’è la possibilità che possa ottenere dei benefici dal trattamento. Cristina organizza il viaggio con tutte le difficoltà del caso: un volo di 14 ore seguito da due ore in auto non è uno scherzo nemmeno per chi è in salute, figuriamoci per Raffaele che è in stato vegetativo e vive in un letto di ospedale.
Dopo il trattamento con ossigenoterapia iperbarica Raffi migliora, lo vedono i medici, lo vede la sua mamma che giorno dopo giorno è lì con lui a fare questo lunghissimo percorso in salita. Gli consigliano di proseguire anche una volta tornati in Italia e di associare anche altre terapie riabilitative per aiutarlo a migliorare sempre di più.
Raffi si trova tra due dimensioni, è intrappolato in un mondo diverso da quello in cui siamo: non può comunicare attraverso la parola o i gesti ma in alcuni momenti riesce a sentire, a capire qualcosa e cerca di rispondere attraverso le emozioni, sfruttando altri livelli di energia, sensibilità, spiritualità. È lì che bisogna cercare di intercettarlo, incontrarlo in una dimensione differente che non è quella della normale comunicazione.
È al ritorno dagli Stati Uniti che Cristina scopre di aver fatto “il giro largo”, infatti a Ravenna c’è un Centro Iperbarico e un medico, il dott. Pasquale Longobardi, pronto ad aiutare suo figlio e iniziare a percorrere con loro quel cammino lungo, difficile, estenuante che hanno iniziato da qualche tempo.
Il dott. Longobardi suggerisce a Cristina di far seguire a Raffi un percorso che si sviluppa su tre settimane intensive da ripetere tre volte l’anno. In questo modo possono venire da Roma e stabilirsi per brevi periodi durante i quali Raffaele può non solo fare le sedute di ossigenoterapia iperbarica ma anche seguire molte altre attività e terapie che lo aiutino a migliorare anche se di poco la sua situazione: agopuntura, aromaterapia, pet therapy, fisioterapia in piscina, cromoterapia, cristalloterapia.
“Sono consapevole della situazione in cui si trova mio figlio ma non voglio fare a meno di tentare il tutto e per tutto per permettergli di avere il miglior status di vita possibile, non spero in un miracolo”.
Per fare questo, per seguire il percorso indicato dal dott. Longobardi e per dare una speranza a Raffi Cristina decide di rimboccarsi le maniche e creare un vero e proprio team di supporto e aiuto per suo figlio che lo segue sia a Roma sia durante i suoi spostamenti per le cure a Ravenna.
“Siamo un gruppo che crede nel lavoro di squadra, c’è sinergia, c’è speranza e voglia di abbattere le barriere che ci separano dalla dimensione in cui si trova Raffaele: un team di professionisti che ama mio figlio e crede fermamente nell’importanza di fare tutto il possibile per aiutarlo. Sono persone che fanno il lavoro ma lo fanno mettendoci sempre qualcosa in più: il cuore. Ci sono tre infermieri dell’ASL di Roma che si turnano per assistere Raffaele soprattutto per via della tracheotomia che gli è stata fatta per deglutire; tre fisioterapisti, due logopediste, due pediatri, un medico intensivista e un otorino”.
Il gruppo lavora con Raffaele giorno dopo giorno, Cristina coordina il lavoro organizzando dei briefing semestrali per condividere obiettivi comuni, per confrontarsi sui percorsi, per decidere cosa cambiare o migliorare perché “per tirare fuori Raffaele da questa realtà parallela bisogna tiare la corda tutti insieme”. Raffi stesso ha capito che si tratta di un gioco di squadra e segue tutte le persone che lo aiutano e lo sostengono cercando di fare del suo meglio.
“Per tutta la famiglia è stato un grande shock: è stato difficile metabolizzare quel che è successo ma ora sono passati alcuni anni e sento intorno a me e a mio figlio un grande affetto che ci accompagna e sostiene”.
Prima dell’incidente Raffi era un grande appassionato di Harry Potter, il maghetto occhialuto era per lui un vero e proprio idolo e sognava di fare anche lui grandi magie indossando un mantello nero e facendo sventolare una bacchetta di legno. Così Cristina ha chiesto a una sua amica di fargli un grande regalo: un murales che occupa un’intera parete della camera di Raffi proprio a tema Harry Potter, in un angolo ci sono anche le iniziali di Raffaele e dei suoi cugini che gli sono da sempre molto legati.
Proprio mescolando queste iniziali sono risultate due parole molto importanti per Cristina “Verdad” (verità) e “Almas” (anima): suo padre, il nonno di Raffi, è di madrelingua spagnola e per lei vedere queste due parole è stato un vero colpo al cuore; sono le basi che le danno la forza di mettersi in gioco ogni giorno e con cui accoglie la grande sfida che la vita le ha messo davanti.
“In Harry Potter c’è un ponte che lega magia e mondo reale, con il lavoro che io e il team facciamo insieme a mio figlio attraversiamo anche noi una sorta di ponte tra due mondi e cerchiamo di farlo attraversare a Raffaele”.
Cristina lavora in banca a tempo pieno, fa sacrifici per riuscire a coordinare tutto questo lavoro e per sostenere tutte le spese. Quando le chiediamo come faccia, cosa la spinga a non arrendersi ci risponde:
“tu resti perché sei lì, sei viva: io voglio fare la “viva-viva”, non la “viva-morta”, sono qui e voglio fare di tutto per lui. Raffi ce la mette tutta e io sono con lui: ci diamo una spinta reciproca. Una frase buddista dice “trasforma il veleno in medicina” e così sto cercando di fare tutti i giorni”.
Questa si chiama forza con la F maiuscola, questo si chiama Amore con la A maiuscola, questo si chiama Coraggio con la C maiuscola: in bocca al lupo a Raffi e a Cristina, due persone da cui dobbiamo ogni giorno imparare e che stimiamo tantissimo. Siamo felici di potervi essere d’aiuto e speriamo con tutto il cuore che i progressi di Raffi siano sempre maggiori. Un fortissimo abbraccio, ci rivediamo tra qualche mese!
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