Ciao “poeta del mare”: il vicepresidente Franco Nanni ricorda Enzo Maiorca
Qualche giorno fa è venuto a mancare una pietra miliare del mondo sotto il mare, Enzo Maiorca. Franco Nanni, vice presidente del Centro Iperbarico di Ravenna, ha voluto rendergli omaggio scrivendo queste righe: una raccolta di racconti di una vita, un abbraccio forte a un amico che se n’è andato.
Ho incontrato per la prima volta Enzo Maiorca in occasione di una sua conferenza negli anni 60. Ci aveva affascinato con i suoi racconti. Ho condiviso con lui comuni interessi e le stesse passioni. In varie occasioni abbiamo parlato dei nostri idoli di gioventù Folco – Novelli che fra l’altro ispirarono Enzo ad intraprendere i suoi primati d’immersione.
La FIPS, la federazione sportiva che allora controllava le attività subacquee, mi mandò a fine anni 60 a controllare uno dei suoi record, nelle acque di Ognina vicino a Siracusa.
Fu un’esperienza esaltante, come del resto ogni volta che incontravo Enzo. Era un piacere parlare con lui.
Rimasi impressionato quando lo invitai a Ravenna per una conferenza organizzata dalla Sub Delphinus. Pianificammo una cena fantastica con i succulenti piatti romagnoli. Enzo per allenare il suo carattere al sacrificio ci guardò a mangiare tutti quei beni di Dio e lui consumò un’insalata scondita.
Quando lo accompagnai all’albergo, sempre per allenarsi, saliva le scale a piedi in apnea.
Ero sconvolto ma ammirato.
Sono rimasto con Enzo e la sua famiglia per diversi giorni a fine luglio 1986 durante la “Operazione Pitagora” a Crotone. Era stata organizzata una settimana all’insegna della cultura, dello sport e della scienza, incentrata su una serie d’immersioni che culminarono la domenica 3 agosto nella discesa di Rossana Maiorca, 26 anni, alla quota di -68 metri; ed il mercoledì successivo con l’ immersione di Enzo a -91 metri.
Enzo era socio onorario di HDS (The Historical Diving Society italia) e nel 1999 fu insignito dell’ HDSI AWARD.
Proprio su HDS Notizie di gennaio 2005 veniva così ricordata la prematura scomparsa di Rossana:
“Rossana Maiorca deve restare nella nostra memoria com’era quel giorno del 1986 a Crotone: bella, felice, radiosa. Era orgogliosa di suo padre e del loro essere gente della Magna Grecia.
Rossana spiegava così il perché di “Operazione Pitagora”: «Questo 1986 è il 2500° anniversario della nascita del grande matematico cui si deve la famosa tavola pitagorica; su quello che è oggi Capo Colonna sorgeva il tempio di Haera Lacinia, sede della scuola pitagorica, e noi ci siamo immersi nel mare che lo bagna; la nave appoggio che la società Rana ci ha messo a disposizione si chiama Anfitrite, come la Nereide moglie di Positone e madre di Tritone. Che volete di più? .. »
Io ricordo quelle frasi e ricordo anche il viso compiaciuto di Enzo, soddisfatto delle performance di Rossana e delle citazioni della mitologia greca che lo entusiasmava.
Spesso nelle sue conferenze anche Enzo ricordava le sue terre siciliane come sede della cultura greca. Spesso citava Erodoto e le sue storie di mare.
Con i suoi esperimenti ha aperto conoscenze in ambito medico scientifico. Ricordo quando, in uno dei record di Maiorca, si parlava del blood shift ovvero il passaggio del sangue dalla periferia al centro del corpo proteggendolo così dallo schiacciamento delle cavità. Oggi con la conoscenza scientifica si dà tutto per scontato ma ricordo che ai primi record d’immersione alcuni medici ipotizzavano lo “schiacciamento del cervello”
Ho seguito Enzo come commissario in quasi tutti suoi record. Anche nel settembre 1984 a Sorrento sarei dovuto essere il commissario per omologare il record. Non ero convinto dell’organizzazione e avevo richiesto alcune modifiche per motivi di sicurezza.
L’organizzazione non volle cambiare “per motivi televisivi”, così rimasi come spettatore. Le certificazioni sarebbero state fatte dai sommozzatori dei Carabinieri.
Successe di tutto compreso lo scontro con lo showman Bottesini che fece andare, in diretta TV, su tutte le furie Enzo, il quale dopo essersi calmato m’invitò a riprendere la mia veste di commissario federale e concordare con gli organizzatori il record. Cosa che feci e il giorno successivo Enzo raggiunse con successo 87 metri senza incidenti.
Nel 1971 volle ricordare la storica impresa di Georghios Haggi Statti. Una pescatore di spugne greco che trovò e recuperò l’ancora della Corazzata Italiana Regina Margherita. L’ancora era stata persa al largo dell’isola Karpatos. Enzo ricordò che per giustificare l’impresa, l’ufficiale medico scrisse nel diario di bordo una bizzarra teoria: “In immersione Haggi Statti potrebbe essere stato favorito da una certa respirazione cutanea dell’aria disciolta nell’acqua, favorita forse dalla pressione”.
Enzo volle superare l’impresa del pescatore greco, immergendosi a 77 metri senza maschera.
Nel 1988 raggiunse 101 metri. L’anno dopo tentò la profondità di 106 metri ma dovette rinunciare poiché alla quota di 60 metri dovette abbandonare per problemi di compensazione. In seguito si dedicò agli allenamenti delle figlie che raggiunsero quote importanti.
Io presentavo Enzo Maiorca come “il poeta del mare”. Mi hanno sempre affascinato le sue storie di mare, con l’inseparabile marinaio “Pippoventidue” con cui disquisiva “ogni marinaio teme il mare; non esiste un marinaio ateo”.
Enzo Maiorca aveva una sua precisa idea: «La paura è una compagna, sempre».
Enzo Maiorca diceva: «Non puoi non riconoscere l’Assoluto, se vai per mare». La stessa mano superiore che salvò Pippoventidue dai marosi al largo di Siracusa; la stessa che accompagnava nella «dura fatica del remo, nell’aspra paura della vela».
Lo stesso Dio che gli ha voluto mostrare le telline per condurlo al suo cospetto.
Come racconta di quel giorno in una piccola baia. Era un ragazzino e si spingeva giù per curiosità. «Perché dalla superficie notavo un brillio dorato sul fondo, erano le telline che raccoglievano la luce del sole e la riflettevano verso l’alto. Sembravano monetine d’oro ed io mi sentivo ricco. Ed io lo ero ricco».
Mi ha detto più volte che quando voleva cercare Dio andava sott’acqua.
Quando con la Società RANA lavoravo per le compagnie petrolifere mi accusava di essere un nemico del mare perché a suo parere la ricerca petrolifera danneggia il fondale marino. Non riuscivo a convincerlo del contrario. Concludeva sempre che «il Grande Architetto dell’Universo aveva creato a perfezione il fondale marino e l’uomo non doveva modificarlo».
Una volta mi raccontò di un giorno che in barca sentì una vibrazione. Era un delfino. I delfini di solito procurano gioia, quella volta invece dava angoscia. Decise di buttarsi in mare, e capì che il delfino voleva dire qualcosa. «Desiderava che lo seguissimo. Scendemmo con lui a circa 15 metri. Allora ci accorgemmo dell’altro esemplare, intrappolato in una spadara, una rete killer per delfini, balene, tartarughe. Il delfino era scosso da singulti. Lo liberammo e come dei barellieri lo accompagnammo in superficie. E fu in superficie che subito partorì il suo piccolo. Il delfino in trappola era una delfina gravida, e chi ci accompagnò, era senz’altro il capofamiglia, il compagno, il padre. Li vedemmo allontanarsi. Quell’immagine ci riempì la vita, e lo fa ancora oggi».
Quando abbiamo inaugurato la nuova sede del Centro Iperbarico di Bologna Enzo Maiorca venne a Bologna e presenziò alla cerimonia.
Intrattenne i presenti con le sue storie di mare. Rimanemmo tutti estasiati.
Ricordò di com’era diventato vegetariano: «Stavo cacciando una cernia e nella lotta per portarla in superfice toccai il suo ventre e sentii il suo cuore che batteva forte. Stava realizzando che la volevo uccidere e che la volevo togliere dal suo ambiente. Mi resi conto di quello che stavo facendo e da quel giorno presi la decisione di non fare più pesca subacquea».
Un’altra storia affascinante e che ancora oggi mi fa venire la pelle d’oca racconta di una immersione su un relitto di una nave dell’ultima guerra, dove giacevano a bordo molti dei marinai che perirono nel naufragio. «A un certo momento sentii un battito di campana. Quasi un suono che si sente ai funerali. Andai nella direzione del suono e vidi la campana. Avvicinandomi vidi un polpo, ben mimetizzato, che, nel movimento di uno degli otto tentacoli, spostava il battacchio e lo faceva suonare come per un funerale dei soldati morti a bordo».
Ciao Enzo: nell’aldilà incontrerai sicuramente quel polpo perché lui sa che in quell’occasione tu hai portato un grande rispetto per i polpi, come per tutti gli abitanti del fondo marino.
Franco Nanni
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