Medicina di genere: la nuova frontiera su cui rifondare la medicina.
Cosa significa medicina di genere? In cosa consiste il cambio di paradigma verso il quale si sta andando incontro, che si basa su un nuovo approccio genere-specifico della salute delle persone?
Parlare di medicina di genere significa avere un nuovo approccio terapeutico nella considerazione delle patologie.
L’obiettivo è quello di giungere a garantire a ogni individuo, maschio o femmina, l’appropriatezza della cura. Non si tratta quindi di una medicina “delle donne o degli uomini” ma il significato di “genere” è considerato in senso ampio: si va oltre la differenza relativa ai caratteri sessuali, e si va a includere anche e soprattutto numerose peculiarità che derivano sia dalla differente anatomia e fisiologia di uomini e donne sia dai fattori relativi all’ambiente, alla società, all’educazione, alla cultura e alla psicologia dell’individuo.
Negli ultimi 20 anni la Medicina di genere ha suscitato un interesse sempre maggiore, dopo che per lungo tempo la differenza tra uomini e donne è stata considerata un fattore secondario, o è stata addirittura ignorata, nello sviluppo di nuove soluzioni farmacologiche e nell’individuazione di trattamenti e forme di prevenzione dalle patologie.
D: Cos’è la medicina di genere?
R: “Medicina di genere significa comprendere in che modo le malattie di tutti gli organi e sistemi si manifestino nei due generi e, soprattutto, valutare le differenze di genere rispetto ai sintomi delle malattie, alla necessità di differenti percorsi diagnostici e interpretazioni dei risultati, alle differenze nella risposta ai farmaci o, addirittura, alla necessità di utilizzare farmaci diversi, e ancora alle differenze rispetto alla prevenzione di tutte le malattie. La Medicina di genere non è, quindi, una nuova specialità ma una necessaria e doverosa dimensione interdisciplinare della medicina, che vuole studiare l’influenza del sesso e del genere sulla fisiologia, fisiopatologia e patologia umana.”
Questa definizione è quella data dalla Dott.ssa Giovannella Baggio, la fondatrice del primo Centro Studi Nazionale per la Salute e Medicina di Genere, professore ordinario con Cattedra di Medicina di Genere al Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova e direttore UOC di Medicina Generale dell’Azienda Ospedaliera di Padova, nel paper “Dalla medicina di genere alla medicina genere-specifica”.
La Dott.ssa Baggio è una delle maggiori esperte italiane del settore ed è membro eletto del Comitato Direttivo della International Society of Gender Medicine e sostiene sia necessario ristudiare le patologie che affliggono uomini e donne nel quotidiano: malattie cardiovascolari, tumori, malattie metaboliche, neurologiche, infettive e tutte le specialistiche anche chirurgiche perché la Medicina di genere riguarda di fatto tutte le specialità del sapere medico.
Nel paper vengono affrontati alcuni esempi emblematici che fanno capire meglio di cosa stiamo parlando rendendo concreta la necessità e il bisogno di questo nuovo approccio medico.
Spettanza di vita:
In Italia la spettanza di vita alla nascita dell’uomo è 79,9 anni mentre quella della donna è 84,6 (ISTAT, 2014). In realtà la spettanza di vita sana è identica nei due generi: i 5 anni di vantaggio delle donne sono anni di vita ammalata e disabile, principalmente per le conseguenze delle malattie cardiovascolari, osteoarticolari e neurologiche (demenza e depressione).
Infarto:
Negli ultimi 40 anni la mortalità per malattie cardiovascolari (infarto del miocardio, ictus) è diminuita fortemente nell’uomo ma a oggi l’infarto è la prima causa di morte delle donne. Paradossalmente si pensa che queste malattie siano prevalentemente maschili e ciò ha fatto sì che il genere femminile quasi non esista nei trial epidemiologici usati per descrivere i fattori di rischio e la prevenzione, i sintomi e la terapia dell’infarto. Inoltre le donne possono avere sintomi molto diversi da quelli degli uomini quando sono colpite da infarto: dolore al collo, al dorso oppure non hanno alcun dolore ma solo irrequietezza, ansia, lieve dispnea.
Questa sintomatologia “atipica” porta i soccorritori a non ricoverare le pazienti o a non indirizzarle in area “rossa” del Pronto Soccorso, così che la mortalità delle donne è sempre superiore rispetto agli uomini.
A che punto siamo con la medicina di genere all’estero e in Italia?
La Word Health Organizzation (WHO) ha inserito la Medicina di Genere nell’Equity Act.
La cardiologia risulta essere la specialità più avanzata in questo senso, tanto che l’American Heart Association ha pubblicato le linee guida per la prevenzione delle malattie cardiovascolari nelle donne. Questo però è il primo esempio e al momento si tratta dell’unico.
A livello europeo e ancora più a livello italiano le strada da fare è ancora lunga: l’Istituto Superiore di Sanità ha un dipartimento di Medicina di Genere e fa molta attività di ricerca, molte Regioni hanno inserito nel loro piano Socio Sanitario Regionale la medicina di genere.
Il Parlamento Italiano ha votato all’unanimità una mozione sulla medicina di genere e sono state depositate due proposte di che affermano la necessità che la medicina i Genere entri nel Core Curriculum della Scuola di Medicina in Italia e anche nelle Scuole di Specialità.
Conclude nel suo paper la Dott.ssa Baggio: “È incredibile, ma all’inizio del terzo millennio siamo chiamati a rifondare la medicina: dobbiamo completare le conoscenze e dobbiamo applicare nella pratica quotidiana in tutte le specialità una Medicina genere-specifica.
Il termine Medicina di genere sembra riferirsi a una medicina parallela, è fuorviante e va evitato.
Noi tutti dobbiamo fondare e mettere in pratica una Medicina genere-specifica.”
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