Un’ustione chimica all’avambraccio che dopo anni continua a dare problemi
Klarida Hoxha, la nostra coordinatrice infermieristica del Centro Cura Ferite Difficili (CCFD) del Centro Iperbarico di Ravenna, ci ha raccontato la storia di Mario, che si è rivolto a noi per curare una brutta ferita provocata da un’ustione chimica all’avambraccio.
Mario è un signore di 45 anni che si rivolge a noi per un problema che lo fa soffrire da lungo tempo. Mario vive a Foggia e il primo contatto con lui avviene tramite il nostro blog. Il personale medico e infermieristico del Centro Iperbarico di Ravenna capisce subito la gravità del danno all’avambraccio e così gli diamo appuntamento per una consulenza urgente. Per ottimizzare i tempi della sua trasferta a Ravenna e cercare di creargli il minor disagio possibile, ci facciamo anticipare una serie di esami.
Mario presenta una brutta ustione chimica da sostanza non specificata all’avambraccio già da due anni (aprile 2017).
Durante la prima visita, Mario ci racconta la sua storia: inizialmente la lesione era circoscritta in una piccola area. Successivamente, dopo avere sviluppato una brutta infezione con sepsi, la lesione si estende maggiormente e Mario viene ricoverato a Foggia, dove esegue tutti i trattamenti necessari, tra cui la biopsia e le medicazioni. La ferita migliora, ma senza arrivare mai alla completa guarigione. Il suo caso viene poi rivalutato presso un’altra struttura dove esegue altri due ricoveri per il trattamento dell’ulcera, ma purtroppo anche qui ottiene solo un beneficio parziale.
La lesione è molto estesa con i bordi in arresto e sofferenti e Mario accusa forte dolore. Tra l’altro Mario non può assumere nessuna medicina, perché è risultato allergico a diversi farmaci. Negli anni precedenti Mario ha avuto episodi di polmonite ed endocardite ed è un fumatore; ulteriori problemi che aggravano la già compromessa qualità di vita che la ferita gli sta creando. Inoltre, la biopsia eseguita non rileva una condizione patologica. Nonostante gli incoraggianti risultati della biopsia, il nostro personale sa che è importante prestare molta attenzione, in quanto, nel tempo, le ustioni corrono il rischio di degenerare e di trasformarsi in tumori.
Insieme a Mario decidiamo il percorso terapeutico più idoneo per il suo caso e così, il 1 luglio 2019, Mario si trasferisce da Foggia a Ravenna. Per ottimizzare il suo percorso di cura, si decide di abbinare delle sedute di Ossigenoterapia Iperbarica (OTI) alle medicazioni, che servono per stimolare il fondo della lesione e prepararlo per un eventuale intervento di chirurgia plastica.
Dopo dieci giorni di cura al Centro Iperbarico di Ravenna la lesione sta andando molto bene e l’andamento è in linea con la traiettoria di guarigione che ci siamo prefissati alla prima visita. Per questo motivo, non perdiamo tempo e chiediamo subito un consulto per la copertura plastica presso il Centro Grandi Ustionati dell’Ospedale Bufalini di Cesena, diretto da dott. Davide Melandri. Lo staff del Centro Grandi Ustionati valuta che il paziente è idoneo a eseguire un innesto cutaneo, e lo si organizza e programma per il 30 luglio 2019.
Dopo l’intervento e un breve periodo di ricovero, Mario torna a finire le 5 sedute rimanenti di terapia iperbarica, per favorire il successo dell’intervento. Infatti, l’Ossigenoterapia Iperbarica è un ottimo alleato per agevolare l’attecchimento degli innesti e favorire la loro sopravvivenza. Oltre all’ossigenazione dei tessuti, l’OTI svolge una potente azione antinfiammatoria, antibatterica (lavora in sinergia con gli altri trattamenti), antiedemigena (facilita la circolazione e migliora il drenaggio dei liquidi) e favorisce la rigenerazione dei tessuti.
Finalmente il 30 agosto Mario torna a casa; viene dimesso perché ormai è guarito. Le piccole lesioni rimaste possono essere tranquillamente medicate a casa.
Siamo molto felici per Mario che in due mesi esatti ha risolto un problema che si protraeva da ben oltre due anni. Ringraziamo Klarida per aver condiviso con noi la storia a lieto fine di Mario.
Un grazie speciale va inoltre all’ottima e fondamentale collaborazione all’interno della Rete Vulnologica Romagnola e alla forte sinergia tra i vari livelli di cura esistenti tra il territorio e gli ospedali, che consentono di ottenere risultati molto soddisfacenti e in tempistiche davvero importanti, sia per i pazienti sia per le risorse disponibili.
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