Una vita per il mare, la storia di Eleonora De Sabata
Circa il 70% della superficie terrestre è ricoperta dai mari e dagli oceani. Un mondo unico e affascinante, fondamentale per la vita del nostro pianeta che deve essere preservato. Oggi vi vogliamo raccontare dell’amore di Eleonora De Sabata per questi spazi sconfinati.Giornalista e fotografa, da più di trent’anni impegnata nella divulgazione del mare sui principali media italiani e stranieri, inclusi la BBC, il National Geographic e il Financial Times.
Eleonora parlaci di te
Oltre al giornalismo mi occupo di ricerca scientifica, di educazione ambientale e di scrittura (ho all’attivo una collana di libri per ragazzi per la De Agostini, oltre che libri di turismo subacqueo). Ho fondato MedSharks, un’associazione di conservazione e ricerca che si occupa in particolare di squali, lotta ai rifiuti marini e al cambiamento climatico in Mediterraneo. Alcuni fra i progetti più significativi che ho ideato e coordinato sono Clean Sea Life, progetto bandiera del programma LIFE dalla Commissione Europea, l’Operazione Squalo Elefante, sostenuta dalla Fondazione Principe Alberto II di Monaco, il Progetto Stellaris, iniziato grazie a un grant della Save Our Seas Foundation, che da un decennio coinvolge i subacquei nello studio dello squalo gattopardo. Ultimamente ho creato la rete MedFever che coinvolge una dozzina di centri immersione nello studio del cambiamento climatico in Mediterraneo. Al prossimo EUDI Show presenteremo i risultati di questo primo anno di ricerca, svolta con gli oceanografi dell’ENEA e i biologi dell’Università La Sapienza di Roma e dell’OGS.
In tutti i miei progetti è fortissimo il coinvolgimento degli amanti del mare, e in particolare dei subacquei, testimoni oculari di avvistamenti insoliti, avvenimenti straordinari e cambiamenti sistemici. Sin dall’inizio della mia attività ho cercato di costruire un “ponte” fra gli appassionati e il mondo della ricerca: dal 1996 il progetto di citizen science Osservatorio Mediterraneo ha raccolto oltre duemila segnalazioni di specie rare o insolite, portando anche alla scoperta di due nuove specie di molluschi, la Jujubinus eleonorae e Alvania desabatae, a cui è stato dato il mio nome.
Raccontaci del progetto Clean Sea Life, di cui hai parlato anche al Tedx Livorno
Clean Sea Life è un progetto europeo che, tra il 2016 e il 2021, ha promosso l’impegno attivo e costante per l’ambiente, coinvolgendo cittadini e istituzioni in una campagna straordinaria di pulizia di coste e fondali d’Italia. I risultati sono stati davvero importanti: oltre 170.000 persone, 4.500 studenti, 220 circoli e 120 operatori turistici e balneari hanno sposato i principi di Clean Sea LIFE. In quattro anni abbiamo incontrato oltre 300.000 persone in conferenze, incontri, fiere; e i media hanno seguito con interesse le nostre attività, trasmettendo i nostri messaggi a oltre 34 milioni di persone. Insieme abbiamo raccolto oltre 111 tonnellate di rifiuti dal mare, molti dei quali recuperati dai pescatori professionisti con i quali abbiamo messo a punto un percorso di gestione dei rifiuti preso a modello dal Parlamento italiano per la Legge Salvamare. Un’attività, questa della ‘pesca di plastica’, che ha molto colpito Papa Francesco tanto da invitarci con un gruppo di pescatori di San Benedetto del Tronto, a una udienza privata.
Grazie all’entusiasmo con cui la comunità cresciuta intorno al progetto ha aderito alle tante iniziative proposte, Clean Sea LIFE è stato riconosciuto come ‘flagship project’ del programma LIFE della Commissione Europea, ed è in lizza per il titolo di “miglior progetto LIFE”, che si assegnerà a maggio (qui il riassunto divulgativo del progetto). Anche se il progetto è concluso, l’impegno continua: nel solco di Clean Sea LIFE, MedSharks organizza da tre anni una pulizia dei fondali l’8 giugno che coinvolge numerosi centri immersione in tutta Italia e il Corpo delle Capitanerie di Porto Guardia Costiera.
Come ti sei avvicinata alla subacquea?
E’ un incontro avvenuto 35 anni fa, per merito del mio fidanzatino di allora. Rimasi folgorata da questo ambiente così nuovo e diverso, sul quale avevo nuotato e veleggiato per anni senza immaginare cosa si celasse sotto la superficie. Insieme diventammo giornalisti e fotografi subacquei professionisti; negli anni ho cambiato fidanzato, ma il mare è rimasto sempre il mio vero compagno!
Come hai conosciuto il Centro Iperbarico di Ravenna?
Anche questo è un incontro di vecchia data, che risale ai miei primi anni da subacquea. A Capri, dove lavoravo in un centro immersione, conobbi Pasquale Longobardi, anche lui agli albori della sua carriera. Quando approdò al Centro Iperbarico di Ravenna, fu per me normale seguirlo in questa struttura, dalla solidissima reputazione e dalla enorme esperienza sia in ambito professionale che ricreativo.
Perché hai scelto di affidarti al Centro Iperbarico di Ravenna?
Ho sempre conservato un contatto sia personale che professionale con Pasquale, mettendo a disposizione dei suoi studi l’esperienza di ciò che accadeva nella mia carriera di subacquea. Da decenni, infatti, sono afflitta da sporadici – e, per fortuna, lievi – episodi di embolie cutanee, che iniziarono a comparire sin dagli anni ’90. Allora i casi riportati erano rari: forse c’erano meno subacquei, facevano immersioni più contenute; certamente c’erano meno donne che, almeno dalla mia esperienza, sembrano soffrire di più di questo disturbo. In quel caso venne in luce il mio lato analitico: iniziai a raccogliere metodicamente dati sul profilo di ogni immersione, il mio stato fisiologico e dati ambientali per trovare il fattore scatenante. Nel frattempo Pasquale e il Centro Iperbarico di Ravenna diventarono un punto di riferimento per chi soffriva di questo tipo di “fastidi”, e quindi per me fu ovvio continuare ad affidarmi a questo centro di eccellenza per imparare a gestire al meglio questo problema, conciliandolo con le mie necessità di professionista della subacquea.
Grazie Eleonora per il tuo grande impegno e amore che dedichi alla diffusione della conoscenza, alla sensibilizzazione e alla conservazione del nostro “pianeta azzurro”.
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