Morbo di Buerger: come trattarlo?
Risponde l’équipe medica del Centro Iperbarico di Ravenna specializzata sul tema.
Il morbo di Buerger (o tromboangioite obliterante) è una patologia che interessa soprattutto le arterie di piccolo e medio calibro. I vasi sanguigni vanno incontro a lesioni infiammatorie e successiva ostruzione causando per questo la morte dei tessuti che irrorano. È una patologia che colpisce soprattutto gli individui di sesso maschile anche di giovane età e vi è un’importante correlazione con l’abitudine tabagica (fumatori).
I Pazienti con morbo di Buerger e lesioni cutanee possono essere sottoposti a cicli di trattamento con OTI (Ossigenoterapia iperbarica). Infatti, camera iperbarica e anticoagulanti migliorano la circolazione sanguigna e stimolano la formazione di nuovi piccoli vasi sanguigni, favorendo di conseguenza l’irrorazione delle parti sofferenti e l’ossigenazione dei tessuti stessi. La terapia iperbarica inoltre riduce anche l’infiammazione e di conseguenza il dolore.
La terapia è composta, solitamente, da 20-30 sedute, eseguite ogni giorno per 4-6 settimane consecutive, a 2,5 ATA di pressione. Ogni seduta ha una durata di 90 minuti.
Spesso sono necessari cicli di richiamo più breve (10 sedute) 1-2 volte all’anno. Il trattamento iperbarico può essere associato a ciclo di medicazioni e a terapia medica (prostanoidi).
Oltre all’ossigenoterapia iperbarica, il percorso prevede:
- divieto assoluto di fumare, sia direttamente sia indirettamente (cioè respirando il fumo altrui);
- somministrazione di cortisonici, antinfiammatori non steroidei (FANS), anticoagulanti e vasodilatatori: la terapia di associazione dà spesso buoni risultati;
- oltre alla somministrazione ciclica di vasodilatatori (quello che lei ha fatto con endoprost) un protocollo consolidato e molto utile è stato quello di associare:
- somministrazione graduale, secondo schema, di Trental E.V. durante le sedute di OTI;
- neurostimolazione attraverso terapia FREMS™: ha un effetto curativo duraturo, riduce rapidamente il dolore, non ha effetti collaterali, agisce positivamente sulla circolazione aumentando la vascolarizzazione dell’area trattata e ha un effetto decontratturante. La terapia si esegue con l’applicazione di piccoli elettrodi transcutanei nell’area da trattare: il paziente si sdraia su un lettino e una volta applicati gli elettrodi inizia il trattamento che dura mediamente 30 minuti;
- medicazioni adeguate allo stadio delle ferite: solitamente si lavora per demarcare le zone necrotiche, asciugarle per farle “mummificare” e “cadere”, toccature di betadine, o medicazioni antinfiammatorie come l’ittiolo quando si è ancora agli inizi.
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