Immersioni subacquee e sindrome del seno mascellare silente.
Rispondono il Dott. Pasquale Longobardi e il Dott. Paolo Della Torre
Laureati in Medicina e Chirurgia, con specializzazione in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee all’Università G. d’Annunzio di Chieti.
Cos’è la sindrome del seno silente
La sindrome del seno silente è un insieme di problemi medici dovuti al collasso di una o tutte le pareti del seno mascellare: vi sono problemi agli occhi (diplopia e offuscamento della vista; enoftalmo progressivo, a esordio nell’età adulta; dolori alle guance; sinusiti ricorrenti).
E’ rara: finora sono stati descritti un centinaio di casi. Il meccanismo scatenante è l’ostruzione dello scambio di aria nel seno mascellare, con il tempo l’ossigeno nella cavità si esaurisce, si crea una pressione negativa (aumentata dai movimenti della masticazione); l’osso delle pareti del seno mascellare si consumano e collassa. La diagnosi si basa sulla TAC del massiccio facciale che evidenzi l’ostruzione dell’orifizio del seno mascellare (il processo unciforme si appoggia sulla parete orbitale infero-mediale); l’ingrandimento della regione del meato medio.
Il trattamento è solo chirurgico. L’endoscopia consente di aprire il seno mascellare dalla cavità nasale attraverso l’apertura del meato antrale. Il pavimento orbitale viene ricostruito con un trapianto autologo o mediante innesti. La prognosi dopo il trattamento è buona.
Idoneità all’immersione dopo un’operazione per sindrome del seno mascellare silente.
Per l’idoneità al ritorno all’attività subacquea è necessaria la valutazione congiunta del medico subacqueo e dello specialista in otorinolaringoiatria esperto in medicina subacquea (preferibilmente aderente alla Associazione OtoSub) .
In generale, gli interventi subiti al naso e al seno mascellare dovrebbero aver migliorato la ventilazione dei seni paranasali. Questo dovrebbe essere sufficiente per evitare un barotrauma dei seni paranasali (problema che si sarebbe presentato prima dell’intervento).
Nelle prime tre settimane dopo l’intervento è bene evitare gli sbalzi di pressione (immersione, volo aereo). Superato questo periodo di “quarantena” e presumendo che la guarigione (la visita medica verificherà che la guarigione sia avvenuta bene senza cicatrici o problemi di sinusite ricorrente), si ritiene che – dopo l’idoneità medica al ritorno all’immersione – si possa praticare l’attività subacquea senza alcun problema.
Presso il Centro Iperbarico di Ravenna viene eseguito anche un test di compressione a secco in camera iperbarica. Altrimenti, prima di immergersi in mare, è consigliato qualche test in piscina.
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